La chiesa di Santa Croce
I tre luoghi di culto fiorentini che ricoprirono un importante ruolo civico: le 3 basiliche di Santa Croce, Santa Maria Novella ed Ognissanti. Iniziando da Santa Croce, vi raccontiamo perché. Santa Croce è da sempre a Firenze la sede principale dell’ordine francescano.
Così ha cominciato a raccontare la nonna Carla, che rappresenta la terza generazione di Simoni qui a Bencistà. Carla, laureata in Lettere e Musica al Conservatorio e grande appassionata di Storia dell’Arte fiorentina, abbandona l’insegnamento per imparare le lingue straniere e dedicarsi all’intrattenimento culturale degli ospiti della Pensione.
Stile gotico rivisto in chiave fiorentina
La chiesa sorge nel 1295 su disegno di Arnolfo di Cambio. Architettonicamente mostra l’interpretazione del nuovo stile gotico rivisto in chiave fiorentina, più addolcito del precedente romanico. Appena entrati, si è colpiti dall’imponenza della navata centrale, su cui si affaccia l’altare maggiore con gli affreschi del Gaddi, e dalla luce che entra dolcemente dalle vetrate decorate.

Luogo di sepoltura di personaggi illustri
La basilica è luogo di sepoltura di personaggi illustri che hanno posseduto, mostrato e donato i frutti del loro intelletto, del loro gusto, della loro moralità in campo artistico, scientifico e letterario. Il grande Pantheon fiorentino inizia con il monumento funebre di Leonardo Bruni (1444), Cancelliere della Repubblica; analogo, ma successivo (1453-1455) è quello a Carlo Marzuppini, di Desiderio da Settignano. La Basilica ospita, fra gli altri, la tomba di Michelangelo Buonarroti, con sopra tre sculture che rappresentano Pittura, Scultura e Architettura rattristate per la scomparsa del maestro; accanto riposano le spoglie di Galileo Galilei, sepolto a Santa Croce solo 95 anni dopo la sua morte, nel 1737. Curioso come le tombe dell’artista e dello scienziato si trovino vicine: Michelangelo morì pochi giorni prima della nascita di Galileo, come a voler dare continuità al genio fiorentino.
Ironicamente, poco lontano dal sepolcro di Galileo si trova anche la tomba della famiglia Barberini da cui proviene il Papa Urbano VIII che, nel 1633 lo scomunicò presso il Tribunale della Santa Inquisizione.
E ancora il sepolcro di Niccolò Machiavelli, di Gioacchino Rossini, quello di Vittorio Alfieri ad opera di Antonio Canova e di Ugo Foscolo, che aveva cantato le tombe di questi personaggi illustri in un carme ‘’Dei Sepolcri’’ definendo Santa Croce il ‘’tempio delle itale glorie’’ (1807). Oltre a queste è importante citare il cenotafio di Dante Alighieri, le cui spoglie si trovano però a Ravenna. Nel monumento funebre, il poeta è raffigurato tra l’Italia e la Poesia che lo piangono.
La Seconda Guerra Mondiale e la Scuola del Cuoio
Dopo la Seconda Guerra Mondiale nasce una Scuola del Cuoio grazie alla collaborazione fra i frati francescani e gli artigiani conciatori. La missione dei frati rivela una grande sensibilità verso un rione povero, dove era necessario insegnare un mestiere agli orfani di guerra.
La stessa sensibilità alle esigenze dell’ambiente è testimoniata dalla decorazione murale della chiesa: i vari soggetti delle scene pittoriche di Giotto e della sua scuola sono concepiti e rappresentati in maniera semplice; la loro funzione era quella di raccontare le storie evangeliche anche a coloro i quali non sapevano leggere. Purtroppo molti di questi affreschi furono danneggiati durante il XVI secolo a causa della Controriforma, ma successivamente rivalutati, riscoperti e restaurati a metà dell’Ottocento.

Nel Refettorio, da cui si accede dal fondo della navata di destra, è possibile ammirare il grande crocifisso ligneo di Cimabue (1288), danneggiato dall’alluvione di Firenze del 1966. Il crocifisso mostra la grande novità con cui il pittore iniziò ad aprire la strada verso un linguaggio non più aulico, ma rivolto a tutti, come le parole di San Francesco. Cristo appare come un uomo dolente per la passione, livido per la morte, con un corpo che cede al dolore. Ai lati ci sono la Vergine e San Giovanni raccolti in preghiera. Nel Refettorio sono stati anche ritrovati gli affreschi di Andrea Orcagna del XIV secolo, anch’essi nascosti dall’intonaco cinquecentesco secondo le direttive della Controriforma. Qui è oggi conservato anche il Cenacolo di Giorgio Vasari del 1546, in origine destinato al monastero delle Murate e gravemente danneggiato durante l’alluvione del 1966. L’opera è oggi stata ripristinata in tutto il suo splendore e protetta da un sistema di leve che la porterebbe in alto nel malaugurato caso di un’inondazione.
Dopo l’incendio del 1423, si decise di ampliare e modificare il convento, grazie all’aiuto delle famiglie illustri fiorentine. La famiglia Medici commissionò all’architetto Michelozzo l’ampliamento del monastero con una nuova ala che fu adibita a dormitorio.
Altre famiglie fiorentine illustri parteciparono alle spese; Andrea dei Pazzi, che commissionò la Cappella dei Pazzi nel chiostro e l’Arte di Calimala, che pagò la libreria su disegno di Michelozzo. La Cappella dei Pazzi ripete lo spirito compositivo della cappella vecchia di San Lorenzo. Opera di Brunelleschi e poi, dopo la sua morte, di Rossellino e Giuliano da Maiano. A Luca della Robbia si devono le decorazioni in terracotta invetriata. La Cappella Niccolini, commissionata ad Alessandro Allori, fu iniziata nel 1584, poi ripresa e finanziata da Francesco de’ Medici nel 1650. La cupola decorata dal Volterrano rappresenta uno dei capolavori architettonici che fu di riferimento alle successive cappelle barocche delle chiese fiorentine.
La facciata che si vede oggi si deve ad un progetto di Nicola Matas del 1863 ed è ispirata a San Miniato al Monte ed a San Salvatore.
Piazza Santa Croce, 16 – 50122 Firenze
Giorni di visita:
Lunedì – sabato dalle 9:30 alle 17:00.
Domenica e festività di precetto dalle 14:00 alle 17:00.
Ultimo ingresso alle 17:00
Photo credits: Dorina Bernard_CC BY-NC-ND 2-0